A 13 anni mi sono arruolato
06-06-2016 | di COOPI

A 13 anni mi sono arruolato

Mi chiamo Arthur*,

Sono uno dei "ragazzi soldato" di Bria, una piccola città nel cuore della Repubblica Centrafricana.

Ho 15 anni e ho passato due anni al seguito di uno dei gruppi armati di ribelli chiamati "ex-seleka": mi sono arruolato perché volevo vendicare le ingiustizie subite dalla mia famiglia. Da quando nel nostro Paese è iniziata la guerra, ci hanno rubato tutto: la scuola, i giochi, le case, i campi e persino la famiglia.

Ho perso mia madre e i miei fratelli quando siamo scappati perché hanno attaccato il nostro villaggio e speravo di ritrovarli seguendo i ribelli. Ma non è stato così. Presto mi sono accorto che dovevo fare lavori duri, camminare per giorni nella foresta e sotto il sole, trasportando le armi dei generali e i viveri per i combattenti. Poi mi hanno dato un fucile e anche io ho dovuto sparare.

Non riuscirò mai a dimenticare gli occhi dei morti: le persone uccise ti guardano con orrore anche dopo molte ore che sono morte, i loro occhi restano sbarrati e noi dobbiamo continuare a marciare e passare oltre.

Continuavo a vedermeli davanti e li sognavo la notte, non potevo più dormire, anche se mi davano delle specie di medicine e mi facevano fumare qualcosa di forte, perché dicevano che mi aiutava ad essere più forte e a non avere paura. Ma non funzionava.

Tornare alla vita

Alla fine io e altri ragazzini abbiamo deciso di uscire dal gruppo, di tornare alla vita normale. Ma ci siamo ritrovati senza più niente. Gli operatori di COOPI che ci hanno preso in carico hanno trovato mio padre, proprio a Bria. Lui e la mamma si erano separati ancora prima della guerra. Io vivevo con lei e poi l'ho persa. Ora lui si è risposato e ha avuto altri figli.

Ho passato qualche tempo a casa loro, ma non sono riuscito a stare bene: papà viaggia sempre per andare a lavorare nei cantieri di diamanti, lontano da casa e per me restare con la mia matrigna è diventato difficilissimo. Io non sono suo figlio. Mangiavo sempre per ultimo, non mi compravano i vestiti, nemmeno le ciabatte e quando mi sono ammalato non mi hanno portato all'ospedale.

Grazie COOPI

Per fortuna gli assistenti sociali di COOPI sono venuti a casa e mi hanno aiutato. Sono stato accolto al Centro di transito di COOPI qui a Bria, dove mi hanno curato e vestito. Mangio sempre tanto e sono guarito. Intanto facciamo degli incontri con papà, quando c'è, e con la matrigna e le cose vanno meglio. Al Centro, con gli altri ragazzi, che sono come me, non mi sento diverso: parliamo spesso con gli assistenti sociali delle nostre esperienze e ci aiutano a superare i problemi.

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Anche gli incubi stanno sparendo, la notte riesco a dormire! Sapere che anche i miei compagni vivono le mie stesse difficoltà mi ha fatto sentire meno solo. E poi giochiamo spesso a calcio, il mio sport preferito:  io voglio diventare forte come Messi, il giocatore del Barcellona!!!! Seguo anche i corsi di alfabetizzazione, perché ormai ho perso troppi anni di scuola, ma siccome voglio diventare un meccanico, mi hanno iscritto al corso di formazione e ci vado sempre, sto imparando tante cose!

La mamma sarà orgogliosa di me e potrò aiutarla. La stanno cercando, gli operatori della Croce Rossa Internazionale, ma l'ultima volta che ho avuto sue notizie, tramite uno zio, era molto lontana da Bria e non so dove sia. Io spero sempre di poterla ritrovare. Intanto il sabato e la domenica vado a casa di papà; con la mia matrigna e gli altri bambini desso sono tranquillo, posso mangiare con loro e giocare. Gli educatori mi hanno detto che se non troveranno la mia mamma, dovrò restare con papà, ma che mi aiuteranno a stare bene con la nuova famiglia.

Io spero che anche gli altri ragazzi smettano di combattere e che vengano aiutati da COOPI, proprio come me. Spero che non ci siano più i combattimenti e le guerre e che potremo tornare ad essere "normali", come gli altri bambini di tutto il mondo.

Arthur

*Arthur (nome di fantasia) è uno 91 bambini che sono stati smobilitati dai gruppi armati nella zona di Bria, in Repubblica Centrafricana e affidati a COOPI grazie al finanziamento di UNICEF, di cui parliamo nell'articolo Da soldati a bambini.