RCA: la sfida di COOPI a Bria
26-01-2016 | di COOPI

RCA: la sfida di COOPI a Bria

 

Il villaggio a nord-est di Bangui versa in condizioni molto difficili: il racconto e i progetti di chi lavora sul campo

 

 

 

Bria è un villaggio di circa 50 mila abitanti a nord-est di Bangui, in Repubblica Centrafricana. Dall'alto si ha la sensazione che il verde attorno possa inghiottire le strade in terra rossa, le abitazioni di mattoni e paglia e persino i suoi abitanti. A Bria non arriva l'elettricità, l'acqua si raccoglie grazie a dei pozzi e le ONG internazionali si contano sulle dita di una mano. Nell'ultima indagine FAO, Bria è tra i villaggi a rischio in termini di sicurezza alimentare e la situazione rischia di peggiorare a causa dell'elevato numero di sfollati che continuano a riversarsi nella zona.

"Gli scontri di settembre che hanno interessato la capitale e che continuano a rendere difficile la vita a Bangui spingono numerose famiglie a lasciare le proprie dimore e rifugiarsi nei villaggi dell'entroterra. Questi ultimi, già in ginocchio a causa della guerra che ha sconvolto il Paese fino al 2014, faticano ad accogliere i nuovi arrivati" ci spiega Fabio, capo progetto COOPI a Bria dal 2014.

Grazie a un finanziamento del CHF (Common Humanitarian Fund) COOPI si impegna a sostenere la popolazione di Bria ed Ippy con un progetto di itticultura e sviluppo di culture ortive: tre stagni garantiranno a circa 80 famiglie il corretto apporto di proteine, le culture ortive accanto agli stagni assicureranno una dieta varia ed equilibrata e le sessioni di sensibilizzazione a 2.500 bambini permetteranno la diffusione della nuova dieta nelle famiglie. Non più solo riso, sorgo, sesamo, arachidi, mais e manioca, ma anche pesce, lattuga, melanzane, cavolo e cetrioli.

"Il progetto è complementare al precedente di Sicurezza Alimentare, il cui obiettivo era quello di fornire sostegno alla popolazione durante la stagione agricola 2014" ci spiega Ibrahim, responsabile del gruppo agricolo Gamda uno dei 220 gruppi beneficiari. "Grazie all'intervento di COOPI la quotidianità di 5.500 famiglie è migliorata considerevolmente: attrezzi, semenze, formazione e kit d'emergenza hanno garantito il raccolto ed un sistema di immagazzinamento in granai comuni ne consente la conservazione ". Ad emergenza rientrata COOPI si è impegnata poi in un progetto di itticultura e culture ortive in un'ottica di sviluppo e diversificazione della dieta, un progetto fortemente voluto dalla popolazione già a novembre 2014.

"Da circa due mesi stiamo costruendo gli stagni. Uomini e donne, musulmani e cristiani lavorano fianco a fianco. Non appena stagni e campi saranno pronti entreremo in contatto anche con i gruppi di allevatori" ci tiene a sottolineare Christiane, la presidente del gruppo New Jerusalem. "Ci uniamo in gruppi per ottimizzare i benefici."

Il progetto vuole essere un esempio di coabitazione pacifica in un Paese che fatica a trovare una coesione interna: non sono solo i conflitti religiosi a minare l'equilibrio del villaggio ma anche quelli tra allevatori e agricoltori, tra nomadi e sedentari. Per questo, COOPI si impegna a favorire forme di contratti tra i due gruppi, promuovendo forme di aiuto reciproco per una coabitazione pacifica.