RCA: quando l'educazione è emergenza
17-05-2017 | di COOPI

RCA: quando l'educazione è emergenza

Ad oggi, in Repubblica Centrafricana si contano migliaia di rifugiati sud sudanesi, in fuga dalla crisi che colpisce il loro Paese. Di questo immenso numero di persone, la maggior parte sono bambini: spesso bambini non accompagnati e quasi sempre di bambini che hanno bisogno di ritrovare un equilibrio nelle loro vite in seguito al trasferimento traumatico. Dal 2009, COOPI interviene nella regione dell'Haut-Mbomou con un programma multisettoriale di protezione ed educazione concepito per la promozione dei diritti dei bambini e delle donne. L'esperienza di COOPI nella gestione di questo tipo di situazione mostra che la scolarizzazione dei bambini rifugiati è sicuramente la soluzione migliore per garantire loro un reinserimento sociale efficace.

L'intervento di COOPI

Ciononostante, ci sono delle questioni da prendere in considerazione: come fare per permettere ai bambini non scolarizzati di riprendere gli studi? E come fare per preparare i piccoli rifugiati sud sudanesi a integrarsi nel sistema educativo centrafricano francofono quando in Sud Sudan la loro educazione si svolgeva in inglese?

Tra dicembre 2016 e maggio 2017, grazie al finanziamento dell'UNICEF, COOPI ha implementato un progetto di educazione d'emergenza in favore dei bambini sud sudanesi rifugiati in RCA e di tutti i bambini vulnerabili della città di Obo, nella regione dell'Haut-Mbomou.

Risultati che fanno bene

Nel corso della realizzazione di questo progetto, abbiamo attivato 11 centri temporanei d'apprendimento e di protezione dell'infanzia, di cui 4 nel campo per i rifugiati sud sudanesi e 7 nella città di Obo. In questi centri , i bambini seguono corsi di recupero accelerati e svolgono attività ricreative. Un totale di 2015 bambini (947 femmine e 1068 maschi) hanno frequentato i centri temporanei:  i bambini già scolarizzati hanno poi ripreso gli studi, mentre i bambini non scolarizzabili sono stati orientati verso le botteghe di maestri artigiani perché seguissero corsi di carpenteria, panificazione o sartoria.