12-06-2018 | di COOPI
Guatemala: a una settimana dalla catastrofica eruzione del Volcàn de Fuego
Il 3 di giugno una nuova catastrofe ha colpito il Guatemala, uno dei cinque Paesi al mondo con il piú alto rischio di disastri. Le entità scientifiche del Paese hanno presto informato che si è trattato di una forte esplosione del Volcàn De Fuego, situato a 50 km dalla capitale Città del Guatemala. L’allarme dato poco prima ha permesso l’evacuazione di migliaia di persone che abitano la zona circostante ma il fenomeno ha presto generato un’enorme quantità di flusso piroclastico (materiale magmatico e gas ad altissime temperature, sceso dai fianchi del vulcano ad alta velocità) che ha letteralmente sotterrato diverse comunitá ubicate ai piedi del vulcano.
Ad una settimana dalla catastrofe, si registrano 1.713.617 persone che hanno subito danni, 110 morti, 12.784 evacuati e 5.074 persone rifugiate nei centri di accoglienza. Rimangono ancora almeno 200 persone disperse.
Nel frattempo continua a piovere e le operazioni di ricerca e salvataggio dei dispersi sono state sospese momentaneamente per il clima e l’alto rischio per i soccorristi. Il vulcano nel corso della settimana ha aumentato la sua attivitá generando varie esplosioni e discesa di lahar (colate di fango composte di materiale piroclastico e acqua che scorre lungo le pendici di un vulcano).
I superstiti di questa catastrofe sono rifugiati nei centri di accoglienza improvvisati nelle strutture che il governo ha autorizzato nelle vicinanze, principalmente scuole e spazi comunali privi delle condizioni basiche per far fronte alle necessitá di questa moltitudine che cresce di giorno in giorno.
I collaboratori di COOPI in Guatemala hanno deciso immediatamente di raggiungere l’area di impatto e accompagnare le autoritá e la popolazione nel processo di risposta immediata all’emergenza. Le prime valutazioni hanno segnalato un gran caos e disorganizzazione nei centri di accoglienza, presi alla sprovvista e privi delle risorse e della capacitá di offrire i servizi basici alla popolazione sfollata.
I nostri colleghi impegnati ad aiutare le autoritá nell’Instituto Simón Bergaño y Villegas ci informano che la popolazione non ha acqua corrente. Non ci sono docce che funzionino né prodotti basici per l’igiene personale. Quasi mille persone dormono nelle piccole aule di questo centro scolastico e aspettano fiduciose notizie riguardanti le sorti dei familiari dispersi e informazioni sulle loro case e i campi recentemente seminati a mais, la principale fonte di sussistenza delle famiglie rurali guatemalteche. I dati pubblicati dal MAGA (Ministerio dell’Agricoltura e Alimentazione) non lasciano spazio a speranze. Le perdite sono enormi.
Nell’attesa che queste zone siano nuovamente accessibili mentre terminano le operazioni di ricerca e soccorso, COOPI continua le sue attivitá di supporto nei centri di accoglienza, accompagnando le autorità locali, organizzando la popolazione sfollata per una migliore autogestione degli spazi e rifornendo i centri con prodotti di prima necessitá.