Coltivare arachidi e sesamo sul 10° parallelo
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27-01-2016 | di COOPI

Coltivare arachidi e sesamo sul 10° parallelo

La passione e la curiosità per la biologia e l'obiettivo personale di operare, un giorno, nei Paesi in via di Sviluppo hanno portato Fabio Binotto, 28 anni, una laurea in Agraria a Milano e una laurea triennale nei Paesi Bassi in International Horticolture Management, a partire per il Ciad lo scorso marzo, per lavorare per sei mesi al progetto di COOPI sulla valorizzazione delle filiere agro-alimentari di arachidi e sesamo.

Qual è stato il tuo primo impatto col Ciad?

Subito dopo il mio atterraggio a Goz Beida, la città principale della regione del Sila, ho notato che il tasso di umidità era molto più basso che in Italia, intorno al 5-8%, mentre la temperatura massima superava i 45 gradi. Mi trovavo nel 10° parallelo terrestre! Ho pensato subito che sarebbe stato interessante fare agricoltura in queste condizioni climatiche, molto diverse da quelle italiane.

In cosa consiste il progetto di COOPI in cui hai operato?

Il progetto, gestito da COOPI e finanziato dall'Unione Europea, ha l'obiettivo di supportare le organizzazioni di agricoltori, promuovendo attività generatrici di reddito nei diversi settori della produzione, trasformazione e commercializzazione di arachidi e sesamo, con una particolare attenzione alla crescita professionale di giovani e donne. La popolazione della regione ha vissuto negli ultimi anni periodi di vera instabilità politica e sociale, data da conflitti interni e dal recente conflitto del Darfur, iniziato nel 2003 nel vicino Sudan, che ha portato in Ciad migliaia di rifugiati. Di conseguenza, oggi la zona è classificata con un bassissimo indice HDI (Human Development Index, l'indice di sviluppo umano).

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Qual è stato il tuo ruolo nel progetto?

Grazie ad una collaborazione tra COOPI e la Facoltà di Agraria della mia università (UNIMI) per uno studio delle filiere, ho potuto svolgere insieme all'équipe di UNIMI la raccolta dei dati sul campo, tramite interviste e incontri, e le prime rielaborazioni.

Quali attività hai svolto direttamente?

Inizialmente abbiamo cercato di ottenere informazioni geografiche sull'area del nostro studio attraverso un'analisi qualitativa del contesto agricolo, per comprendere le dimensioni dell'area da tenere in considerazione e come si è evoluta nel tempo. Abbiamo poi svolto una mappatura di tutti gli attori delle filiere e mappato con il GPS le strade, le strutture e i campi.

Parallelamente a questa attività, ne svolgevamo un'altra molto importante: abbiamo visitato regolarmente le Organizzazioni di Produttori, dove gli agricoltori decidono i prezzi di vendita e discutono della commercializzazione e delle tecniche agronomiche.

Quanto è importante ai fini del risultato l'incontro e lo scambio di idee coi beneficiari?

Ogni incontro fatto con gli agricoltori e con gli attori della filiera è stato fondamentale, fin dall'inizio, per comprendere le realtà delle attività di produzione, commercializzazione e trasformazione di arachidi e sesamo. Credo che la parola chiave in molte situazioni sia stata "ascoltare". Ogni beneficiario necessita un approccio comunicativo differente: per questo abbiamo partecipato regolarmente a incontri coi vari attori delle filiere.

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Qualche esempio?

Abbiamo svolto riunioni settimanali con uomini e donne, così da prendere decisioni comunitarie. Anche assistere agli incontri che avvenivano ogni domenica, il giorno di mercato, tra le organizzazioni di agricoltori e la federazione dei trasformatori è stato vitale: ci ha dato modo di comprendere in che modo interagivano due attori importanti nella filiera, il mondo produttivo e quello commerciale. Abbiamo anche assistito a incontri con attori non direttamente beneficiari del progetto: i trasformatori, nelle zone di produzione di olio, ma anche la dogana e la municipalità. Parlare con tutti gli attori della filiera ci ha permesso di comprendere meglio i loro punti di vista e di avere un quadro completo della situazione.

Avete interagito anche con le istituzioni?

Il progetto vedeva la collaborazione tra COOPI e il Ministère de l'Agriculture et de l'Irrigation du Tchad, specialmente l'Office National de Développement Rural (ONDR), a Goz-Beida. Gli incontri con le istituzioni sono stati momenti preziosi per ascoltare e disquisire su questioni tecniche, legate alle produzioni e alle potenzialità commerciali e di mercato degli agricoltori.

I beneficiari vi hanno dato qualche feedback del progetto?

La partecipazione delle Organizzazioni di agricoltori è stata molto ampia e i beneficiari durante le interviste hanno riportato impressioni molto positive del progetto, sottolineando i benefici concreti e tangibili portati da COOPI alle comunità. Tuttavia sono state riportate anche situazioni di "disequilibrio" durante le fasi di commercializzazione dei prodotti agricoli.

Quali sono le tue considerazioni sul progetto?

Penso che potenziare le filiere di arachidi e sesamo, coinvolgendo direttamente le Organizzazioni di Produttori, per aumentare l'efficienza delle cosiddette collective action, sia un interessante strumento per interagire in maniera dinamica con il mercato. Il progetto ha lavorato con costanza su una vasta gamma di aspetti e ne sono stati registrati benefici evidenti. Ad ogni modo bisogna considerare che il processo di sviluppo delle filiere ha bisogno dei suoi tempi perché si consolidino le relazioni tra le differenti fasi e i vari stakeholders.