Che cosa contengono quei distributori?
03-02-2016 | di COOPI

Che cosa contengono quei distributori?

Fa caldo a queste latitudini, bisogna bere molto. Gli esperti consigliano almeno 1,5 litri al giorno. Ma l'acqua, si sa, non sempre soddisfa le voglie del palato e dell'anima. Allora vino, bibite, birre, succhi di frutta, tisane e ogni sorta di bevanda diventano benedette. Per me è facile, vado al supermercato e posso acquistare quello che desidero (o almeno quella parte che è reperibile nei market sierraleonesi), ma solo una piccola percentuale della popolazione locale può fare altrettanto.

Il resto - i contadini, gli abitanti dei villaggi - per ragioni economiche e logistico/geografiche non ha accesso a questi canali. Loro però hanno un'altra risorsa, un sapere antico accumulato granello dopo granello nei secoli di vita in sinergia con il proprio ambiente e che li rende abili a ricavare da questo tutto quello che serve.

Attraverso la pratica sviluppata e affinata nel corso delle generazioni, le comunità rurali hanno sviluppato conoscenze non scientifiche su come far rendere al meglio ciò che si ha a disposizione, quello che la terra offre, ma con misura, senza volerla alterare, permettendone la continua rigenerazione. Una convivenza rispettosa che plasma anche l'identità e la ricchezza del popolo che abita un territorio. Una simbiosi equilibrata e armoniosa scandita dal tempo delle stagioni, governata da pazienza, rispetto e saggezza.

Capita spesso, girando per le aree rurali, di trovare taniche appese ad alcune varietà di palma. È facile essere tratti in inganno, ma non si tratta di incivili che vogliono sbarazzarsi sbrigativamente della spazzatura. È invece il metodo locale per procurarsi il pojo, il vino di palma. L'albero assomiglia a un "distributore automatico": anziché inserire la moneta si fa una piccola incisione sulla corteccia, appena sotto la chioma della pianta, e si estrae il prezioso liquido che viene raccolto nella tanica.

In realtà non è così semplice, anzi serve una certa maestria, l'arte del contadino. Ma il risultato ripaga dello sforzo, anima la convivialità e inebria le serate!

Per chi è astemio e non regge l'alcool non c'è problema, il sapere contadino ha una soluzione per tutto e il menù offre diverse "bibite" non alcoliche. Una delle più gustose e particolari è il succo di anacardo. Anche in questo caso si tratta di un brevetto dei contadini, i veri custodi della ricetta.

Cliccate qui per la galleria fotografica che descrive il procedimento.

Ora il banchetto è pronto: il corpo può essere dissetato, l'anima e il palato soddisfatti (l'acqua da sola, come si sa, non sempre vi riesce). Cin cin, alla salute!

Andrea Polo, capo progetto COOPI

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P.S. In Sierra Leone stiamo lavorando per aiutare i contadini ad uscire dalla crisi e serve anche il tuo aiuto.