Quel ponte che dà speranza a 1200 bambini
marker icon Iraq   
29-09-2017 | di COOPI

Quel ponte che dà speranza a 1200 bambini

Iraq_COOPI_staff_scuole_emergenza

In Iraq, sulla sponda occidentale del fiume Tigri, nel distretto di Mosul al confine tra la regione del Kurdistan iracheno e le regioni arabe del centro-sud, si trova la città di Al-Qayyarah. Qui stiamo portando avanti i lavori per l'allestimento di quattro scuole in emergenza, due maschili e due femminili.
 

Iraq_COOPI_staff_interno_aula

Grazie al supporto dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e alle donazioni private, 1200 bambini potranno andare a scuola e ritrovare un po' di normalità.

Perché educare in emergenza non significa solo insegnare a leggere, scrivere e a far di conto. Ma anche dare una stabilità psicologica ed emotiva ai bambini, insegnar loro a riconoscere le mine anti-uomo, fornire acqua potabile e un ambiente salubre, sicuro. Lavorare, inoltre, per creare un tessuto sociale e un senso di comunità in un luogo che la maggior parte dei profughi e dei rifugiati considera provvisorio e per cui non vale la pena investire.

Marco Loiodice, program manager di COOPI per il Medio Oriente e il fotografo Simone Durante di ritorno dalla loro missione in Iraq, hanno raccontato la loro testimonianza a Cascina Aperta, il 23 settembre.
 

Iraq_macerie

Marco: «Gli effetti della guerra sono devastanti e immediatamente visibili. Macerie ovunque, laghi di petrolio nei campi, resti di autobombe, bambini abbandonati nelle strade e in condizioni igieniche gravi. Le difficoltà logistiche del nostro staff non sono poche. Basti pensare che per raggiungere Al-Qayyara occorre attraversare a piedi un ponte - l'unico rimasto integro in quell'area - parcheggiando le macchine prima di oltrepassare la linea di confine tra la regione curda e il centro-sud dell'Iraq. Bisogna anche richiedere un duplice permesso: al governo centrale iracheno per il viaggio di andata, e alle autorità curde per quello di ritorno».

La situazione è peggiorata negli ultimi giorni, in seguito al referendum, tenutosi lunedì 25 settembre, in cui il 92,7% dei curdi ha votato per l'indipendenza dall'Iraq. Si tratta di un affronto per il governo di Bagdad che ha reagito minacciando l'isolamento terrestre e aereo alle frontiere della regione del Kurdistan iracheno.

I nostri lavori potrebbero essere rallentati, ma la speranza e la voglia di ricostruire sono più forti. Simone ci ha raccontato di una famiglia siriana, composta da otto persone, rimasta unita nel viaggio a piedi da Aleppo a Erbil. «Avevano una casa, una macchina e hanno perso tutto. Io sarei arrabbiato per molto meno. Loro, invece, mi hanno accolto con molto affetto e voglia di raccontare, offrendomi caffè, invitandomi a mangiare con loro, condividendo quel poco che avevano. È incredibile come, nonostante così tanto dolore, si possa non essere arrabbiati e conservare la voglia di pensare al futuro in maniera positiva».