Ciad. Lanciato il nuovo progetto per la difesa dei bambini
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11-03-2022 | di COOPI

Ciad. Lanciato il nuovo progetto per la difesa dei bambini

Il 24 febbraio 2022, si è tenuta nella città di N’Djamena la cerimonia di lancio del progetto “Prevenzione e presa in carico dei minori in situazione di vulnerabilità nella città di N’Djamena e dintorni”, finanziato dall’Unione europea.

Alla presentazione, hanno partecipato l’Ambasciatore e Capo della Delegazione dell’Unione Europea in Ciad, Kurt Cornelis; la Direttrice Generale della Direzione dell’Infanzia, inviata come rappresentante dalla Ministra della Donna, della Famiglia e della Protezione dell’Infanzia, Zara Ratou; la Presidente dell’Associazione APSOA, Mianodji Tapitha, partner di COOPI; il Presidente della piattaforma UAPET (Union des Associations pour la Protection des  Enfants au Tchad), che raccoglie tutte le associazioni della società civile che lavorano sul territorio nella protezione dell’infanzia e che sono coinvolte nel progetto, Alladoum Ndordji; i rappresentanti delle autorità locali e delle organizzazioni internazionali; ed ovviamente lo staff di COOPI, tra cui la capo missione di COOPI in Ciad e Camerun, Valeria Presciutti e la capo progetto, Samantha Ponte, a fare gli onori di casa.

Spiega Ponte:

L'obiettivo principale del lancio è stato duplice: informare sugli obiettivi e le attività del progetto, così come sulle fonti di finanziamento ed iniziare uno scambio tra le parti interessate. La partecipazione attiva di ogni attore locale mirava soprattutto a far sentire le parti coinvolte protagoniste dell'azione, fin dall'inizio della messa in opera, e poi a impegnarsi pubblicamente per raggiungere gli obiettivi dell'azione.

Il progetto è iniziato il 15 dicembre 2021, ha una durata di 24 mesi ed è finanziato dall’Unione Europea nell’ambito dello strumento per la Democrazia e Diritti dell’Uomo. L’azione si basa su una logica di intervento che parte del presupposto secondo il quale le associazioni locali sono gli attori del cambiamento sul territorio e pertanto la strategia di intervento rafforza le capacità delle associazioni locali in due settori principali.  Da un lato l’azione vuole migliorare le capacità degli attori che si occupano della presa in carico dei minori e del loro reinserimento psicosociale, socioeconomico ed educativo. In questo modo i bambini in situazioni vulnerabili (bambini non accompagnati, separati, orfani, vittime di violenze sessuali, abusi e in situazione di sfruttamento lavorativo) potranno essere reinseriti socialmente.

Dall’altro invece, il progetto mira a rafforzare le capacità di conoscenza e di fare lobbying istituzionale degli attori locali così come di prevenire le violazioni dei diritti dei minori. Attraverso delle attività di lobbying, sensibilizzazioni e formazioni le legislazioni a livello nazionale e internazionale saranno meglio conosciute e applicate nelle zone di progetto.

In questo modo il progetto si pone l’obiettivo di contribuire a promuovere il rispetto dei diritti dei bambini in Ciad, in un’ottica di sostenibilità e attraverso 12 associazioni impegnate già da tempo nella lotta ai diritti dei bambini riunite nella piattaforma UAPET (Union des Associations pour la Protection des Enfants au Tchad) di cui fa parte anche il partner locale del progetto: l’associazione APSOA.

Valeria Presciutti, Capo missione COOPI, precisa:

Questo progetto è nato da un'osservazione: la constatazione di una forte presenza di bambini in situazioni di strada, abbandonati dalle loro famiglie o orfani.  Bambini senza certificato di nascita, quindi invisibili alla legge, sfruttati, che lavorano, che non hanno accesso all'istruzione, che sono usati per mendicare e che sono dati in matrimonio precoce e forzato. Bambini che non vedono riconosciuti i loro diritti e che quindi non hanno protezione.

Ma oggi voglio sottolineare la presenza di diversi attori che lavorano quotidianamente per migliorare le condizioni di questi bambini. Ognuno con un ruolo diverso, una posizione diversa ma con lo stesso senso di responsabilità. A volte con pochi mezzi, a volte volontari, a volte attrezzati, ma di fronte a un contesto difficile, alle storie toccanti che i bambini condividono con noi, o alla mancanza di capacità, di conoscenze, di fronte a queste grandi e impegnative e delicate questioni. 

Per questo la logica d'intervento si basa sul capacity building visto come un processo a lungo termine che migliora la capacità di un individuo e/o di un'organizzazione e quindi ostacola un cambiamento positivo.