20-06-2025 | di COOPI
Giornata Mondiale del Rifugiato. Più di 123 milioni di persone costrette a fuggire dalle proprie case
Secondo il rapporto Global Trends 2025 dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), pubblicato in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato (20 giugno), alla fine del 2024 123,2 milioni di persone nel mondo risultavano sfollate a causa di persecuzioni, conflitti armati, violenze, violazioni dei diritti umani e altri eventi che minacciano gravemente la sicurezza pubblica. Si tratta del livello più alto mai registrato, con un incremento di 7 milioni di individui (+6%) rispetto alla fine del 2023. In media, 1 persona su 67 al mondo vive in una condizione di sfollamento forzato.
Nonostante ad aprile 2025 si sia registrata una lieve flessione dell’1% nel numero globale di sfollati – pari a 122,1 milioni – si tratta della prima diminuzione dopo oltre dieci anni di crescita ininterrotta. Tuttavia, questa inversione di tendenza resta estremamente fragile. Il suo consolidamento dipenderà da fattori cruciali: il raggiungimento di tregue o accordi di pace in aree di conflitto come il Sudan, dove 14,3 milioni di persone sono state costrette alla fuga, il miglioramento delle condizioni per un rientro sicuro in Paesi come la Siria, che conta 13,5 milioni di sfollati e una più ampia disponibilità di risorse per rispondere efficacemente all’emergenza sfollati su scala globale.
COOPI – Cooperazione Internazionale si occupa dai primi anni ‘80 di assistenza umanitaria in contesti di emergenza, offrendo protezione, salute, nutrizione, educazione in emergenza, acqua e igiene, supporto psico-sociale e attività generatrici di reddito. Nel 2025, l’impegno di COOPI nei confronti di rifugiati, sfollati e popolazioni ospitanti prosegue in molti paesi caratterizzati da insicurezza, crisi prolungate, esposizione a siccità e inondazioni, come Sudan, Niger, Giordania, Repubblica Centrafricana e Repubblica Democratica del Congo.
Sudan: la più grave crisi di sfollamento al mondo
Dall’aprile 2023, il Sudan è travolto dal conflitto armato tra Forze Armate Sudanesi (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF). Milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case: oltre 14 milioni risultano sfollate alla fine del 2024 secondo l'UNHCR, pari a circa una persona su tre, rendendo quella sudanese la più grande crisi di sfollamento al mondo. Quasi 4 milioni di persone hanno cercato rifugio nei Paesi vicini, come Ciad, Egitto e Sud Sudan. La popolazione civile è sottoposta quotidianamente a bombardamenti, violenze, fame e mancanza di servizi essenziali, mentre campi profughi come quello di Zamzam nel Nord Darfur ad aprile 2025, sono stati nuovamente attaccati, provocando nuovi esodi di massa.
Un esempio significativo dell’azione di COOPI è il progetto emergenziale avviato a El Fasher, città già sotto assedio nel Nord Darfur, finanziato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA). Il progetto mira a fornire assistenza salvavita per le migliaia di sfollati costretti a vivere in rifugi di fortuna e prevede il trasporto quotidiano di 70.000 litri di acqua potabile e la costruzione di 50 latrine d’emergenza.
COOPI è presente ininterrottamente in Sudan dal 2004, con un totale di 129 progetti e oltre 4 milioni di beneficiari; ha avuto base inizialmente nel Nord Darfur, e dal 2019 anche negli Stati di Kassala, Gedaref e nella capitale Khartoum. Attraverso un approccio integrato e multisettoriale, COOPI ha progressivamente ampliato la propria risposta umanitaria, intervenendo in ambiti cruciali come la fornitura di rifugi di emergenza e beni non alimentari, la sicurezza alimentare, l’accesso all’acqua e ai servizi igienici, la riduzione del rischio disastri e il rafforzamento dei mezzi di sussistenza.
Niger: cure gratuite e tempestive agli sfollati
Situato al crocevia di numerose crisi regionali, il Niger è uno dei principali Paesi di asilo dell’Africa occidentale, accogliendo rifugiati e sfollati da contesti instabili come Burkina Faso, Mali, Nigeria e Ciad. Le regioni di Tillaberi, Tahoua, Diffa e Maradi sono particolarmente colpite da insicurezza, violenza e incursioni transfrontaliere, che aggravano gli spostamenti forzati. Nonostante l’instabilità seguita al colpo di Stato del luglio 2023, COOPI continua a operare per garantire assistenza umanitaria, con un approccio comunitario rivolto soprattutto a donne, bambini e persone con bisogni specifici.
In questo contesto si inserisce il progetto Risposta rapida d'emergenza finanziato dagli Aiuti Umanitari Europei (ECHO) dal 2022. Attivo nelle regioni di Tahoua e Tillaberi, il progetto assicura cure gratuite e tempestive attraverso un meccanismo di risposta rapida, in collaborazione con autorità sanitarie e partner locali. Le attività includono monitoraggio epidemiologico, valutazioni rapide, supporto psicosociale e rafforzamento dei servizi sanitari, con una componente flessibile per rispondere a nuovi shock umanitari in aree non direttamente coperte dall’intervento.
Giordania: benessere dei minori vulnerabili nei contesti di accoglienza
La Giordania ospita una delle più alte percentuali di rifugiati al mondo rispetto alla sua popolazione, con oltre 740.000 rifugiati registrati presso l’UNHCR, pari a circa una persona su diciotto. Nonostante ciò, il paese non dispone di una legislazione nazionale sull’asilo e mantiene un controllo rigoroso sull’accesso al proprio territorio. Dal 2017, COOPI è attiva in Giordania nei governatorati di Amman, Irbid, Zarqa e Karak, operando nei settori della protezione, dell’educazione in emergenza e dello sviluppo d’impresa con più di 10 progetti che hanno raggiunto 6mila persone. In particolare, le attività di protezione mirano a fornire supporto sia alla comunità giordana che ai rifugiati siriani, spesso in condizioni di estrema vulnerabilità e segnati da gravi traumi legati alla guerra, con un’attenzione specifica rivolta a donne capofamiglia, minori e persone con disabilità.
In questo contesto si inserisce il progetto DAMEJ: Un Approccio di Protezione Sociale Inclusivo per i Minori Vulnerabili, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), che opera nei governatorati di Amman, Madaba, Mafraq e Zarqa e si propone di promuovere il benessere e l’inclusione sociale dei gruppi più vulnerabili tra i rifugiati e le comunità ospitanti in Giordania, con un’attenzione particolare ai minori. L’obiettivo è costruire un sistema di protezione sociale più solido e inclusivo. Per farlo, il progetto coinvolge attivamente istituzioni governative, organizzazioni non governative e società civile, con l’intento di sviluppare una risposta più integrata e coordinata e include attività formative volte a fornire conoscenze teoriche e strumenti pratici in materia di protezione dell’infanzia agli operatori impegnati nel supportare minori a rischio.
RCA: protezione dell’infanzia come priorità nei campi sfollati
La Repubblica Centrafricana si trova ad affrontare una situazione umanitaria complessa, caratterizzata da fragilità interne e insicurezza diffusa in diverse aree del paese. Oltre 1,4 milioni di persone sono state costrette a fuggire, tra sfollati interni e rifugiati, mentre il Paese continua ad accogliere nuovi arrivi da Sudan e Ciad, in fuga da violenze e conflitti. Questo flusso continuo esercita una pressione crescente su risorse e sistemi socio-economici già limitati, aumentando la vulnerabilità delle popolazioni coinvolte.
Uno dei progetti più recenti avviati da COOPI è Risposta di emergenza integrata in CCCM, ABRIS, NFI e protezione dell'infanzia in Haut-Mbomou per la popolazione colpita da crisi di sicurezza, che si tiene nella prefettura di Haut-Mbomou, con il finanziamento dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) fino al 2026. Il progetto si propone di offrire una protezione di emergenza completa agli sfollati in loco, alle famiglie ospitanti e ai bambini maggiormente colpiti dalla crisi umanitaria nelle aree di Obo e Bambouti. Attraverso attività mobili e fisse di gestione dei siti, monitoraggio degli spostamenti e valutazione rapida dei bisogni, COOPI mira a garantire risposte tempestive e multidimensionali, inclusa la protezione dell’infanzia a livello comunitario. In questo modo, si contribuisce a preservare la dignità e migliorare le condizioni di vita delle persone colpite dalla crisi, assicurando loro un accesso sicuro e adeguato a servizi essenziali.
COOPI è presente in Repubblica Centrafricana dal 1974; ha realizzato 250 progetti che hanno sostenuto 9 milioni di persone.
Repubblica Democratica del Congo: gli studenti sfollati non sono lasciati soli
In Repubblica Democratica del Congo, milioni di sfollati interni sono tornati alle proprie case nel 2024, ma il conflitto persistente nell’est del paese – ulteriormente peggiorato nel 2025 – ha costretto, nello stesso periodo, milioni di altre persone a fuggire nuovamente. Questa dinamica di ritorni seguiti da nuovi sfollamenti evidenzia quanto i rientri siano spesso fragili e non sostenibili senza un reale progresso verso la stabilità e la sicurezza.
A Goma la crisi permane a tutti i livelli della società. Per questo COOPI sta intervenendo con il progetto Assistenza multisettoriale di emergenza in ambito di nutrizione e istruzione per le comunità colpite dalla crisi dell'M23 nella provincia del Nord Kivu finanziato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) da agosto 2024. Il progetto mira a migliorare le condizioni di vita degli sfollati interni e delle comunità ospitanti, favorendo l’accesso all’istruzione e la continuità scolastica per i bambini, sostenendo i centri sanitari pubblici dedicati alla salute materno-infantile e al contrasto alla malnutrizione.
Dal 1977, COOPI lavora in Repubblica Democratica del Congo, dove ha portato avanti 370 progetti di cui hanno beneficiato quasi 16 milioni di persone.
La responsabilità di proteggere chi è costretto a fuggire
I dati dell’UNHCR e i progetti di COOPI sul campo mostrano con chiarezza la drammatica portata e la complessità del fenomeno degli sfollamenti forzati nel mondo. In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, è fondamentale ricordare che ogni cifra rappresenta una storia di vita interrotta, una famiglia separata, un futuro sospeso.
Come ha sottolineato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi:
In un mondo di conflitti crescenti, rimane fondamentale che gli Stati mantengano la propria responsabilità nel proteggere coloro che sono costretti a fuggire, promuovendo al contempo un ambiente in cui possano prosperare e svolgere un ruolo attivo fino a quando le condizioni consentiranno loro di tornare a casa in sicurezza e dignità.”
Un impegno collettivo, a livello locale e internazionale, è oggi più che mai indispensabile per affrontare le radici profonde delle crisi umanitarie e costruire percorsi duraturi di pace, protezione e dignità.